Le buone regole per proteggere il cuore

Le Buone regole per proteggere il cuore

Cuore, estate e cibo: ecco la formula giusta 

Dal Cardiocentro Ticino e dallo IEO di Milano i consigli per vacanze senza rischi. Bere due litri d’acqua al giorno, reintegrare i sali e scegliere alimenti allunga-vita.

Siamo nel pieno dell’estate, e tutti ci esponiamo di più al sole, al mare, in luoghi diversi da quelli per noi “classici”. Quali precauzioni è meglio seguire, per aiutare e proteggere il nostro apparato cardiovascolare? Innanzitutto, secondo gli esperti del Cardiocentro Ticino, con la calura occorre bere sistematicamente due litri d’acqua al giorno, un bicchiere all’ora, controllando giornalmente il peso (nel caso dei cardiopatici), per evitare eventuali scompensi.
«Ma chi pratica sport e suda molto deve anche ricordarsi che la perdita di sali va reintegrata con bevande ricche di sali minerali e potassio – dice Tiziano Moccetti, Direttore sanitario del Cardiocentro. – Bisogna privilegiare un’alimentazione ricca di verdura e frutta fresca, anguria e melone. E, voglio ribadirlo anche se può sembrare noioso, è necessario evitare l’esposizione al sole nelle ore più calde».


Pagina a cura di Paolo Rossi Castelli – Corriere del Ticino


L’intervista:  Tiziano Moccetti – Direttore sanitario e Primario di Cardiologia
del Cardiocentro Ticino

Professor Moccetti, qual è l’effetto
diretto del calore sul sistema circolatorio?

«Il caldo provoca una vasodilatazione e di conseguenza certe persone, come i pazienti ipertesi, possono presentare una caduta della pressione arteriosa (in tali casi andrà ridotto il dosaggio dei farmaci che normalmente questi pazienti utilizzano, misurando giornalmente la pressione arteriosa).

Si consiglia di evitare o ridurre il consumo di vino e alcolici, che potenziano la vasodilatazione e possono provocare stanchezza.
Al sole è poi opportuno indossare un cappello, abiti leggeri, protezione solare ed evitare troppo sole sulle gambe, per i soggetti con varici».
E chi va in montagna?
«Deve prestare particolare attenzione all’altitudine: i cardiopatici con funzione cardiaca ridotta è bene che scelgano luoghi di villeggiatura ad altitudine NON superiore ai 1000-1.200 metri; gli ipertesi devono tenere sotto controllo la pressione se salgono oltre i 1.500 metri, perché la pressione potrebbe innalzarsi a causa dell’aria con ridotto ossigeno. E, per chi sta a casa, la calura va combattuta con bevande, evitando di uscire  sul mezzogiorno e, perché no, visitando i centri commerciali con aria condizionata! »
Quale ruolo ha il cibo sulla nostra salute?
«L’alimentazione inadeguata (non solo d’estate…) porta al sovrappeso, all’obesità e – procedendo con gli anni – alla malattia metabolica, caratterizzata da sovrappeso, ipertensione arteriosa e iperlipidemia: una bomba a orologeria nell’ambito dei fattori di rischio cardiovascolare ».
Il digiuno fa bene al cuore (e, più ingenerale, all’organismo)? Il tema è molto controverso…
«Quando pensiamo al digiuno, ci vengono subito in mente i comportamenti dettati dalle religioni: il “magro” e il digiuno del venerdì, nel Cristianesimo, il Ramadan nell’islamismo. Oppure pensiamo ai digiunatori “politici”, come Pannella e Gandhi prima di lui.

Anche la scienza e la medicina, in verità, si sono occupati del digiuno, e uno degli studi del gruppo di ricerca Intermountain Healthcare ha mostrato nel 2014 un’associazione positiva tra moderate forme di digiuno e la riduzione del rischio cardiovascolare. Non dimentichiamo, però, che il digiuno può diventare una grave forma di malnutrizione, definita inedia e causata da carestie o da anoressia nervosa. In questi casi l’organismo utilizza i suoi stessi tessuti come fonte di energia, distruggendo muscoli e organi interni. Insomma, vale la pena digiunare? Si potrebbe dire che digiunare un giorno alla settimana potrebbe avere effetti positivi per i cardiopatici e forse anche per i diabetici.
Ma attenzione, mai senza un controllo medico».


L’intervista: Lucilla Titta – coordinatrice del progetto SmartFood
Istituto Europeo di Oncologia di Milano

A caccia dei vegetali che pilotano il DNA

Fra i cibi salvacuore che maggiormente stanno attirando l’attenzione dei ricercatori ci sono quelli che non solo hanno un effetto protettivo su certi organi o tessuti, ma riescono anche ad attivare in modo diretto il codice genetico (il DNA) delle nostre cellule, modificando, in positivo, alcune vie metaboliche (per esempio, l’assorbimento di certe sostanze).
All’Istituto europeo di oncologia (IEO) di Milano è stato avviato un laboratorio, chiamato SmartFood, per studiare e catalogare questi cibi (tutti
vegetali) e le molecole preziose che contengono (vedi tabella in questa stessa pagina). «Tutto è iniziato nel 2008, con il succo di arancia rossa – racconta la nutrizionista Lucilla Titta, coordinatrice del progetto e coautrice, insieme a Piergiuseppe Pelicci e a Eliana Liotta, di
un bestseller quasi omonimo (La dieta Smartfood), che in Italia è stato pubblicato da Rizzoli (quasi centomila copie vendute da febbraio a oggi). – Avevamo vinto un grant, cioè un finanziamento, dell’Unione europea per studiare l’effetto delle antocianine (sostanze contenute nei vegetali rossi e viola) sulle patologie cardiovascolari, e ci siamo resi conto che quelle molecole potevano modificare l’attività dei geni (cioè dei tratti del DNA) che regolano la “gestione” dei grassi, frenandone l’accumulo».
Ci spieghi meglio…
«Gli animali da laboratorio, allevati con una dieta volutamente ingrassante ma anche con abbondanti quantità di succo di arance rosse, mostravano uno sviluppo corporeo del tutto simile a quello dei topi che seguivano, invece, una dieta normale (e, dunque, non accumulavano grasso). Era la prima volta che potevamo vedere, in modo così chiaro, l’effetto di un alimento (il succo di arancia rossa, appunto) su una via metabolica, che ha una sua precisa programmazione genetica. Era l’inizio della nutrigenomica, una disciplina che adesso sta vivendo uno sviluppo tumultuoso».
Un effetto simile è presente anche negli uomini?
«Diversi studi sono in corso per definire con precisione l’”impatto” delle antocianine sull’organismo umano e le quantità necessarie per ottenere i risultati migliori. Ma sicuramente questi alimenti sono da consigliare»
Le antocianine rallentano anche l’invecchiamento…

«Sì, negli esperimenti di laboratorio queste sostanze hanno mostrato di interagire con i geni legati alla senescenza delle cellule, come si dice in termine scientifico. Ma anche altre sostanze, come il resveratrolo e la quercetina, hanno un effetto simile. Per questo abbiamo deciso di chiamare “Lon-gevity smartfood” i cibi che le contengono».
Perché proprio le arance rosse e non quelle bionde?
«Le antocianine sono un pigmento rosso/viola prodotto soltanto dagli alberi di arancio che sono costretti ad affrontare situazioni di stress, come forti sbalzi di temperatura fra il giorno e la notte.
In Europa questa situazione si verifica in pochissime zone: nella piana di Catania, soprattutto. Per sopravvivere agli shock termici, e per difendersi dalle aggressioni dei batteri e di altri parassiti, quelle piante (e solo quelle) sintetizzano le antocianine. Un meccanismo di emergenza, per loro. Una sostanza salvacuore, per noi»

Si ringrazia il Corriere del Ticino

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